Arrivederci a gennaio 2016 con tante nuove e interessanti storie...
mercoledì 23 dicembre 2015
mercoledì 16 dicembre 2015
L’eredità femminile di Expo Milano 2015: Orange Fiber
Avreste
mai pensato di creare tessuti dagli scarti delle bucce di arancia? Leggete un
po’ qui..
Facciamo un passo indietro per conoscere meglio le nostre protagoniste. In seguito alla laurea e dopo qualche esperienza nell’ambito della comunicazione, Enrica lavora un anno in Egitto come PR e Project Management per la Biblioteca Alexandrina e per UNDP-Egypt. Lì scopre la passione per l’imprenditoria sociale come motore di crescita e sviluppo.
Enrica, 29
anni, vive tra Catania e Milano, ama viaggiare, fare yoga, pensare in modo positivo. Specializzata in Comunicazione e Cooperazione Internazionale.
Adriana, 37,
vive a Catania e nel tempo libero si dedica al suo hobby preferito: creare
abiti o oggetti con materiali di scarto. Specializzata in Fashion & Textile Design.
Vincenzo Leonardi |
In comune Enrica e Adriana hanno un grande progetto professionale che le ha portate al successo durante Expo
Milano 2015, nel cuore del Padiglione Italia! Un progetto - Orange
Fiber - davvero originale, un connubio
perfetto tra moda e i meravigliosi agrumi siciliani...
Facciamo un passo indietro per conoscere meglio le nostre protagoniste. In seguito alla laurea e dopo qualche esperienza nell’ambito della comunicazione, Enrica lavora un anno in Egitto come PR e Project Management per la Biblioteca Alexandrina e per UNDP-Egypt. Lì scopre la passione per l’imprenditoria sociale come motore di crescita e sviluppo.
La moda e il tessile sono invece da sempre la passione di Adriana. Negli anni fa esperienza come Fashion Designer negli uffici stile di
noti brand di moda made in Italy e Fashion Product Manager per progetti di moda etica e sostenibile. Lo studio dei nuovi materiali sostenibili per la tesi all’Afol Moda di Milano la portano a sperimentare
la validità della sua idea al Politecnico di Milano.
Come vi siete conosciute? “Eravamo coinquiline a Milano. Ai tempi condividevamo le origini siciliane, lo stress per gli esami, i
pomeriggi davanti a thè e biscotti in cucina e tante speranze per il futuro. Ed
è proprio in quella cucina che è nata l’idea di Orange Fiber”. Mi raccontano.
Di cosa si tratta? Nel 2011, mentre sta completando gli studi in design
e materiali innovativi, Adriana si accorge infatti dell’importanza per il comparto
moda di reperire materiali innovativi e sostenibili di qualità e al contempo
rimane molto colpita dalla sofferenza del settore agrumicolo siciliano.
E così, si accende la lampadina. Adriana inizia a ragionare sull’ipotesi di utilizzare gli agrumi per la produzione di tessuti per la moda. Espone l’idea a una professoressa di chimica dei materiali del
Politecnico di Milano per provarne la fattibilità.
“Qualche tempo dopo ho proposto ad Enrica di sviluppare insieme il
progetto, lei ne è stata entusiasta ed eccoci qui fianco a fianco a lavorare per
Orange Fiber, il primo tessuto
sostenibile e vitaminico creato a partire dai sottoprodotti dell’industria
agrumicola”.
Come far nascere un albero da un seme, trasformare un’idea in una vera
azienda è una sfida complessa che
richiede impegno, sacrificio
costante e anche un certo sostegno
economico.
Fortunatamente, negli anni scorsi, Enrica e Adriana hanno sempre trovato
chi è stato disposto a sopportarle nello sviluppo del progetto. Grazie a Changemakers for Expo, iniziativa promossa da Telecom con
Expo2015 con il sostegno dell'incubatore milanese Make a cube, e alla menzione speciale da parte
dell'acceleratore Working Capital di Catania, sono entrate in contatto con
alcuni trasformatori siciliani di agrumi, per capire bene quale fosse il
bisogno della filiera.
Nel frattempo, hanno anche beneficiato di diversi percorsi di
incubazione come Alimenta2Talent
di Comune di Milano e Parco Tecnologico Padano, Unicredit StartLab e
l’accelerazione su misura dell’associazione 3040.
Con l’ingresso in società di alcuni imprenditori siciliani,
l’incubazione e il finanziamento di Trentino
Sviluppo - che offre strutture, servizi e consulenze – Enrica e Adriana
sono finalmente arrivate a produrre il prototipo, presentato in anteprima il 16 settembre scorso
all'Expo Gate di Milano nella giornata della Vogue Fashion Night Out: il primo tessuto Orange Fiber, ottenuto
unendo l’esclusivo filato di acetato da agrumi alla seta, in due varianti: raso
tinta unita e pizzo, insieme a due varianti di filato di colore giallo e
arancio. Hanno inoltre beneficiato degli incentivi Start & Smart di Invitalia.
“A distanza di quasi due anni dalla costituzione, possiamo dire con
serenità di essere molto soddisfatte. La messa a punto del processo di produzione industriale procede a passo
spedito e il crescente interesse di alcuni fra i più grandi nomi della moda fa
ben sperare e ci porta a credere che
entro il 2016 il nostro prodotto sarà sul mercato” Mi dicono.
“Siamo felici di aver partecipato ad Expo Milano 2015 e presentato il
nostro progetto all’interno del Padiglione Italia, cosa che ci riempie di
orgoglio.
Con la nostra idea ci auguriamo di aver dato un contributo di valore al tema ‘Nutrire il pianeta, energia per la
vita’: trasformare uno scarto in una risorsa è non solo possibile ma
auspicabile per la riduzione degli sprechi e il rispetto dell’ambiente”.
Non semplicemente un lavoro, non semplicemente una passione. C’è qualcosa di più.
“Orange Fiber ci ha cambiato la
vita abituandoci a ritmi di lavoro forsennati e sfide quotidiane, dandoci
l’opportunità di imparare sul campo come si gestisce un’azienda, affiancate dal
supporto di professionisti.
Crediamo nel nostro progetto e l’entusiasmo che ad ogni presentazione
scorgiamo negli occhi di chi ci ascolta è la conferma che questa è la strada
giusta”.
Bravissime, Enrica e Adriana. Penso abbiano intrapreso da subito la direzione migliore per il successo. Dal loro impegno e dal duro lavoro si vedono già i primi, abbondanti
frutti.
giovedì 10 dicembre 2015
L'eredità femminile di Expo Milano 2015: FindMyLost
Elena si
è classificata seconda al premio WE-Women for EXPO. La sua
start up – FindMyLost (una piattaforma Lost&Found social) – ha
riscontrato ad oggi un grande successo.
Chi è
Elena? Una ragazza intraprendente, eclettica. Parla
3 lingue, le sue passioni sono il mondo digitale, la moda e il design. E’ anche
campionessa regionale dei 200 m ostacoli. Per
quanto riguarda gli studi, dopo la laurea triennale in Economia Aziendale presso
l'Università Bocconi, Elena consegue il Msc in Strategic Management
all'Università di Tilburg (NL) e il Graduate Programme in Economics, Finance
and Management con indirizzo Finance all'Università UPF (Barcellona, Spagna).
Inizia
la sua carriera professionale in importanti società quotate e affini
occupandosi principalmente di Investor
Relations e Comunicazione finanziaria. Dopo una
certa esperienza accumulata in grandi società, Elena desidera mettere a frutto
le competenze che ha maturato dando vita a un progetto tutto suo che potesse apportare
un valore aggiunto, un ausilio alla quotidianità di tutti. Così,
da fine 2014 decide di seguire il suo innato istinto imprenditoriale e inizia lo sviluppo della sua startup, FindMyLost, in vista di Expo 2015
vincendo già a Febbraio 2015 il premio VIVAIO promosso da Accenture proprio nell’ambito
del concorso WE-Women for Expo.
Di
cosa si tratta? FindMyLost è il
primo Lost & Found social, la
piattaforma che permette di ritrovare il proprio oggetto smarrito ovunque ci si
trovi. Tramite
la community, chiunque ritrovi un oggetto può entrare in contatto con il
legittimo proprietario, restituirglielo e ricevere una ricompensa. FindMyLost
offre anche a Comuni, aeroporti, parchi divertimenti, catene di hotel, car
sharing, centri commerciali, università, compagnie di trasporti, la possibilità
di creare il proprio Lost & Found digitale insieme a servizi di customer
care a valore aggiunto, fungendo da aggregatore.
“È
iniziato tutto lo scorso anno quando, riflettendo sulla quantità di oggetti che
ciascuno di noi smarrisce, mi sono chiesta quante probabilità effettive
potessero esservi di rientrarne in possesso e quindi in che modo sarebbe stato
possibile migliorare il 'matching' tra chi perde un oggetto e chi lo
ritrova, aumentando il tasso di ‘storie a lieto fine’”. Mi
racconta Elena. “Perdere
qualcosa oggi può significare non solo subire un danno economico o affettivo,
ma anche incorrere in un temporaneo arresto della propria attività
professionale e del proprio network relazionale.
FindMyLost
intende migliorare la vita di ciascuno
di noi esportando il modello “Lost & Found” sul web, e rendendolo
social. A tendere vorremmo far diventare il progetto di respiro internazionale
oltre che un servizio per i turisti stranieri in Italia e non solo”.
Elena mi
spiega come abbia dedicato tantissimo tempo, chiaramente non remunerato, per
dare forma e struttura a un proposito nato quasi per caso. Il suo
background professionale e la rete di contatti sono risultati imprescindibili
per il successo della startup.
FindMyLost
è un servizio gratuito per tutti: cittadini, turisti, persone d’affari. Le sue
funzioni inoltre permettono di accertarsi che i due attori dello scambio siano
effettivamente i soggetti autorizzati a custodire quel determinato bene. “L’archivio
di FindMyLost è così alimentato da una parte dagli oggetti ritrovati da privati
e dall’altra dall’integrazione con i database della varie realtà istituzionali
pubbliche e private. Onestà e senso di collaborazione civica sono tra
i risvolti sociali e valoriali che ci stanno a cuore e di cui ci facciamo
promotori”.
Per
Elena la maggiore sfida ora consiste nel coinvolgere
gli enti pubblici e privati in questa innovazione di processo, che deve
avvenire in tempi brevi. Expo è stato un bel trampolino di lancio.
“Il
successo di Expo 2015 non si misura tanto nei quasi 22 milioni di visitatori, ma
nel messaggio che deve divenire terreno fertile di contaminazioni e senso di
responsabilità. In EXPO, e duranti i Tavoli Tematici organizzati dalla Camera
di Commercio di Milano, non solo ho conosciuto alcuni collaboratori, ma sono
anche stata valorizzata come ideatrice di un qualcosa che aiutasse a ridurre il
digital divide che ostacola la nostra competitività sul piano internazionale. Un
accordo speciale con il Comune di Milano ci ha permesso di registrare nella piattaforma 37mila oggetti e circa 10mila persi in EXPO dallo scorso maggio a ottobre: una straordinaria opportunità per testare fin da subito le
potenzialità dell’idea presso un largo pubblico. I risultati si sono dimostrati
lusinghieri, e grazie al concorso WE-Women
for EXPO, il nostro impegno è stato premiato con decine e decine di citazioni
sulla stampa nazionale”.
Elena ha le
idee chiare e sa che il suo progetto ha un enorme potenziale di crescita. “Stiamo
per entrare in un incubatore certificato, a breve porteremo a termine una
trattativa decisiva con alcuni investitori e potremo finalmente iniziare
un'attività commerciale capillare e strutturata”.
Elena
conclude con parole importantissime per chi, magari come voi, ha intenzione di
dare vita a una start up: “In questo momento storico sta a noi giovani - col supporto di chi ha qualche decennio in più
alle spalle - prendere in mano la nostra
vita e sforzarci di partorire idee con cui fare profitto, certo, ma coi cui
essere anche utili a tutti. Essere
startupper equivale a situarsi al centro del dibattito impercettibile ma
costante, quasi “sotterraneo”, sul mondo
che immaginiamo per i nostri figli. Partendo
dalle piccole cose. Sono molto soddisfatta del mio operato ad oggi, del mio
team e del riscontro che ho avuto dal mercato”.
Parole importanti e coraggiose. Un
grande in bocca al lupo per tutto, Elena, da Start up in rosa.
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