Vi siete mai fermati a pensare all’importanza della
nostra voce? Con la voce comunichiamo, esprimiamo sentimenti differenti, cantiamo.
Betta ne è consapevole tanto che, della sua voce, ne ha fatto un lavoro.
Oggi infatti è un’affermata speaker pubblicitaria,
attrice, doppiatrice (www.bettacucci.it).
La sua storia è davvero interessante e voglio
raccontarvela come esempio di chi ha saputo sfruttare al meglio un talento
naturale.
Betta ha avuto una formazione classico-umanistica. Si
è diplomata al liceo classico, ha studiato scienze politiche e,
contemporaneamente, ha conseguito il diploma presso il centro Teatro Attivo. Affascinata dal mondo dello spettacolo e
dall’importanza di saper modulare la voce, durante gli studi universitari si
iscrive anche alla scuola di doppiaggio e interpreta da subito ruoli noti come,
ad esempio, Marika nel cartone animato Kiss me Licia.
Dopo la laurea Betta si ritrova a fare una scelta
difficile: decide di lasciare il suo amato mondo del doppiaggio per lavorare in
una multinazionale (siamo alla fine degli anni ’80), raggiungendo in breve
tempo importanti risultati di carriera nel marketing come product manager.
Il suo hobby però continua. In quegli anni fonda con
alcuni amici una compagnia teatrale (Punto
e a capo) mettendo in scena per lo più commedie brillanti. Al teatro ci si
dedica nel tempo libero, essendo assorbita molto dal suo lavoro che la impegna
spesso anche in viaggi all’estero.
Nel frattempo Betta cambia multinazionale. Con il
curriculum che ha alle spalle presto arriva a un passo dall’incarico di
marketing manager. Ma è qui che la sua vita cambia radicalmente. Si perché,
finalmente, lei e suo marito ricevono una chiamata tanto attesa e partono alla
volta dell’India per adottare Sathyaraj, di 20 mesi. Dopo il periodo di congedo,
Betta rientra in azienda sempre in ambito marketing. Ma dopo poco si accorge che non se la sente di fare la
vita di prima, senza orari, e che preferisce seguire passo passo la crescita
del suo piccolo. Nel frattempo avvia le pratiche per l’adozione della seconda
figlia.
E così, nel 99, Betta decide di rinunciare alla carica
di direttore marketing di una delle più importanti case produttrici di
giocattoli e si dimette, pur continuando a collaborare con l’azienda per tre
anni come consulente esterna.
Nel 2004 arriva Narin, una bimba cambogiana di 3 anni.
A questo punto Betta crede sia il momento di voltare pagina. Si ferma a riflettere sulle sue capacità e i suoi
talenti, finché decide di riprendere il mestiere di speaker e di doppiatrice. La scelta è stata davvero vincente! Oggi Betta incide
molti spot radiofonici, prestando la sua voce anche in diversi altri campi
(all’interno dei supermercati ai centralini dei taxi)...
“Oggi sono una libera professionista, ho aperto la mia
partita IVA. Collaboro con diversi studi a Milano, Reggio Emilia, Padova. Sul
mio sito carico i lavori che faccio perché ci tengo che le persone possano
valutare già dalle demo il timbro della mia voce. Le mie giornate sono tutte
diverse tra loro.
A parte qualche turno già fissato, ogni giorno è una
sorpresa, la gestione lavorativa è piuttosto last minute. E’ un lavoro molto
flessibile e molto diverso da quello di ufficio a cui ero abituata!”
“Sono molto contenta di aver fatto questo cambio
radicale di vita. Ho trasformato un hobby in un lavoro, tra l’altro molto
divertente, e lo rifarei mille volte. Certo, non avrò la certezza dello
stipendio fisso ogni mese, ma sono molto appagata e soddisfatta. L’esperienza di lavoro precedente nel marketing è
fondamentale perché mi aiuta a autopromuovermi e a capire esattamente cosa
vuole il cliente con cui collaboro. Infine sono più serena nella gestione di
vita familiare”.
Intanto per Betta la passione per il teatro continua e
a ottobre prossimo andrà in scena con “L’importanza
di chiamarsi Adolfo” al Teatro Blu.
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