giovedì 10 novembre 2016

“Se puoi sognarlo, allora puoi farlo”. Mary e il suo progetto NeuronGuard

Il tema dell’Open Innovation è stato al centro del Gamma Forum, il Forum Nazionale dell’imprenditoria femminile e giovanile che si è svolto il 10 novembre presso la sede del Sole 24 Ore.
L’innovazione come sperimentazione di nuovi modelli, una leva per lo sviluppo delle proprie idee, dei progetti e, quindi, anche del proprio business.

Start up in rosa ha incontrato Mary Franzese, cofondatrice, Marketing & Communication Manager di NeuronGuard, una startup basata a Modena che sta sviluppando un dispositivo medico per il trattamento precoce dei danni cerebrali, frutto di alcuni studi sull’ipotermia terapeutica e di anni di lavoro di un medico anestesista, Enrico Giuliani. Il dispositivo è pensato per pazienti colpiti da danno cerebrale acuto, conseguente ad arresto cardiaco, trauma cranico o ictus.

Mary ha ricevuto il “Giuliana Bertin Communication Award 2016” nell’ambito del #GammaForum, un premio di riconoscimento all’imprenditrice che "meglio ha saputo raccontare e promuovere l’azienda sui canali media, tradizionali e social." “E' un sogno che si realizza, un traguardo che segna l'inizio di un nuovo importante percorso”, racconta Mary. Non per niente il suo motto è “Se puoi sognarlo, puoi farlo”.

“Il nostro obiettivo è promuovere il nostro kit in tutti i luoghi pubblici così come è stato fatto con i defibrillatori automatici”, commenta Mary. A partire dal 2018, il dispositivo sarà infatti posizionato negli ospedali e nei servizi d’emergenza, tra cui ambulanze e mezzi di primo intervento.

Ad oggi NeuronGuard ha raccolto già un milione di euro, frutto di un investimento iniziale, un bando della Regione Emilia Romagna, alcuni riconoscimenti tra cui l’Intel Global Challenge a Berkeley e un round di investimento di € 656.000 chiuso lo scorso Dicembre 2015. La start up punta all’Open Innovation per il suo sviluppo su scala mondiale. Finora ha già sviluppato i primi 3 prototipi in collaborazione con un’azienda di Vignola (MO) specializzata nei sistemi elettronici avanzati. NeuronGuard sta sviluppando inoltre i dispositivi che verranno utilizzati per il test sull’uomo presso l’Addenbrooke’s Hospital dell’Università di Cambridge (Regno Unito), previsto per il primo semestre del 2017, in partnership con una nota azienda inglese leader nello sviluppo per conto di altre aziende di prodotti innovativi e dispositivi medici.
Chiedo a Mary cosa sia per lei l’innovazione: “Un processo di continuo miglioramento ed apprendimento, utile per ottenere impatti positivi, tangibili e duraturi nella vita delle persone e nel contesto socio-economico di riferimento. Per NeuronGuard, infatti, innovare significa reagire rapidamente al cambiamento, ricercare le migliori strategie di cura, e lavorare con estrema professionalità nel convincere l’ecosistema medico-scientifico della rivoluzione in atto con l’introduzione del nostro dispositivo”.

Che consigli daresti alle donne che desiderano buttarsi nell’avventura professionale di una start up? “Consiglio loro di studiare, di essere assetate di sapere, testarde e con la giusta dose di ambizione, di lavorare sinergicamente tra di loro e con gli uomini. I fallimenti devono essere accolti come preziose lezioni di vita mediante le quale apprendere gli ‘errori’ da non commettere in futuro. Da ultimo, di individuare le persone giuste, con le quali poter intraprendere un sensazionale viaggio imprenditoriale”.

Come valuti il tuo percorso finora? “Se potessi tornare indietro, rifarei questo percorso sempre”, ammette. “Ero una ragazza timida, non ero solita mostrarmi in pubblico e mi nascondevo dietro le persone che ritenevo più forti di me. Poi ho deciso di farmi avanti, con determinazione e umiltà e oggi gestisco un’azienda che mira a portare sul mercato il defibrillatore automatico per i danni acuti, trascorro il 95% del mio tempo in viaggio e sono alla continua scoperta di compagni di avventura”.

Ringraziando Mary per il suo prezioso contributo, chiudiamo con le parole di Henry Ford: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo”.

venerdì 4 novembre 2016

Arriva il GammaForum. Parola d’ordine: Open Innovation.

Care lettrici, il prossimo 10 novembre presso la sede del Sole 24 Ore a Milano si terrà l’8° edizione del Forum Nazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile, rivolto a imprenditrici e imprenditori, manager, professionisti, giovani, associazioni, enti ed istituzioni.

L’incontro, “Open your mind, open your business. Sul filo dell’Open Innovation”, inserito nella Global Entrepreneurship Week 2016, è promosso dall’Associazione no profit GammaDonna, con il sostegno del Comitato per l’Imprenditoria Femminile e del Tavolo Giovani della Camera di Commercio di Milano, sotto il patrocinio di Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Lombardia, Città di Milano e Unioncamere. Una giornata ad alto tasso di innovazione e ispirazione, direttamente nel cuore della business community italiana, con l’obiettivo di formulare proposte concrete per agevolare l’adozione dell’innovazione aperta nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.

6 storie imprenditoriali finaliste del Premio GammaDonna, tra le quali verrà proclamata la vincitrice: Cristina Angelillo, Marshmallow Games; Giulia Baccarin, MIPU; Carla Delfino, ScappaTopo; Alessandra Di Fede, Kedea Design; Anna Fiscale, Progetto QUID; Marianna Poletti, Just Knock, di cui abbiamo raccontato già la storia. Sarà invece assegnato a Mary Franzese di Neuron Guard, startup biomedicale, il Giuliana Bertin Communication Award 2016, riconoscimento voluto dall’Agenzia ideatrice del format del GammaForum. Avremo sicuramente modo di raccontare alcune di queste start up. 

Tra le cinquanta candidature pervenute da tutta Italia, l’età media si è attestata sui 32 anni, con un livello di istruzione medio-alto. Le aziende - in rappresentanza di un ampio spettro di settori produttivi - sono giovani (l’80% ha meno di 10 anni), con fatturati mediamente attorno 60-70.000 euro e organici di poco inferiori ai 10 dipendenti. Per il 70% dei casi si tratta di società di capitali che si finanziano con mezzi propri, ma anche facendo ricorso a venture capital, business angels e crowdfunding. L'innovazione aperta è caratterizzata da forme di collaborazione con altre imprese a livello nazionale e internazionale; il 55% delle candidature ha legami con Università e centri di ricerca. La quasi totalità ritiene innovativa la sua azienda, con prospettive di business in crescita. Quasi tutte hanno sviluppato nuovi prodotti, 1 su 3 ha depositato brevetti e il 64% ha attuato forme di smartworking. Le sfide da affrontare sono, nell’ordine: affermarsi sul mercato nazionale, l’internazionalizzazione e il rafforzamento del brand. Significativo che la squadra sia emersa come di gran lunga il principale fattore di successo aziendale (93%), seguito da prodotti e servizi competitivi (71%), mentre solo terza si classifica la capacità dell’imprenditore/trice (60%). La disponibilità di capitali è considerata importante soltanto nel 12% dei casi.

Il pomeriggio del 10 novembre sarà dedicato a momenti di interazione, formazione e approfondimento: la prima sessione pomeridiana vedrà le Assessore all’innovazione di Roma, Milano, Torino e Regione Puglia dialogare con startupper su come aprire il mercato della PA al contributo delle imprese innovative. A Ilaria Capua, scienziata di fama internazionale, sarà affidato il keynote speech in collegamento dal One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, che sarà incentrato sulla sfida ai sistemi consolidati per accelerare evoluzione e cambiamento. A seguire, l’Open Innovation Tool Box, che sarà aperta dal Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Marco Gay: un confronto tra esperti e casi imprenditoriali reali per entrare nel merito della “cassetta degli attrezzi” dell'open innovator – dal checkup della cultura aziendale alla trasformazione digitale, dalla protezione della proprietà intellettuale alle potenzialità rappresentate da startup e PMI innovative per i grandi brand.

Al dibattito sull’innovazione aperta e agli strumenti per farla, il GammaForum affiancherà occasioni concrete di business, grazie ai momenti di networking e agli incontri con i relatori; allo sportello SMAU Discovery, che metterà in contatto chi fa innovazione con chi ne è alla ricerca; allo studio mobile QVC Next, un vero e proprio market test per l’imprenditoria emergente, dove un team di professionisti valuterà idee di business per un possibile accesso al programma di incubazione e accelerazione QVC. Il GammaForum sarà una giornata fuori dagli schemi, di confronto, proposte, business networking, in un format “contaminato”, grazie alla collaborazione straordinaria del Cirko Vertigo, che firmerà lo spettacolo di chiusura dell’evento "Sul filo dell'Open Innovation". “A Milano il lavoro è sempre più declinato al femminile. In una città dove il 65% delle donne tra i 20 e i 64 anni è occupata, iniziative come il GammaForum – ha commentato l’Assessore alle Politiche per il Lavoro, attività produttive e Commercio del Comune di Milano, Cristina Tajani – possono rappresentare un osservatorio privilegiato da cui partire per comprendere come sia cambiato il mondo del lavoro per l’universo femminile".

Davvero interessanti i dati. Secondo il 3° rapporto Unioncamere nazionale sull’imprenditoria femminile "IMPRESA IN GENERE", giugno 2016, le imprese femminili sono più dinamiche, più giovani, più multiculturali. Cresciute tra il 2010 e il 2015 di 35mila unità, rappresentano il 65% dell’incremento complessivo dell’intero tessuto imprenditoriale italiano. Un milione e 312mila imprese (21,7% del totale) che danno lavoro a quasi 3 milioni di persone, crescono più velocemente di quelle maschili, quasi del doppio, e in cui il 14% è guidato da under 35. Una percentuale che ancora una volta supera quella maschile. Forse per questo le imprenditrici sono sempre più innovative: nello stesso quinquennio, le imprese “rosa” legate al mondo digitale sono aumentate del 9,5% contro il +3% del totale e se nel 2010 le startup innovative femminili erano solo il 9,1%, nel 2014 sono diventate il 15,4%.  Un tasso crescente che – secondo Federica Ortalli, Presidente del Comitato IF della Camera di Commercio di Milano – “si spiega senz'altro con un più diffuso supporto pubblico all’iniziativa economica delle donne, che trovano spesso nel fare impresa una risposta alla mancanza di soluzioni occupazionali, oltre che una strategia per conciliare lavoro e famiglia”.

A questi dati si sommano quelli relativi alla spinta data all’economia italiana dalle imprese costituite dagli under 35 tout court che rappresentano il 54,1% del saldo complessivo delle imprese italiane.  "I giovani hanno il dovere di essere portatori di innovazione – come sottolinea Mattia Macellari, Presidente dei Giovani Imprenditori di Assolombarda – Le nostre aziende necessitano di continui stimoli per costruire nuovi vantaggi competitivi e crescere in un mercato sempre più dinamico che non perdona comportamenti non ambiziosi e lungimiranti".


lunedì 26 settembre 2016

Digital Award 2016, in arrivo la seconda edizione. Bando aperto fino al 7 ottobre

Ricordate la storia di Luisa e Marialilia Geri e la loro start up So_Lunch? Care lettrici, dopo il successo dell’anno scorso, torna “Digital Award”, premio promosso da Regione Lombardia, gestito da Unioncamere Lombardia e realizzato in partnership con Meet the Media Guru. La scorsa edizione del premio, aperto alle aziende lombarde di diversi settori, si è conclusa con la vittoria di due progetti speciali di cui abbiamo parlato: The Great Italian Rickshaw Adventure - The GIRA - e mAPPs.

L’edizione 2016 è destinata ai migliori progetti del settore del turismo e dell’attrattività che abbiano scelto il digitale come strategia e spinta innovativa. Nell’ambito dello speciale Anno del Turismo (29 maggio 2016 – 29 maggio 2017), sarà centrale il tema del turismo e dunque dell’innovazione tecnologica applicata al settore turistico tale da rendere la Lombardia la regione dell’accoglienza e dell’attrattività. “Regione Lombardia - sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico Mauro Parolini - ha scelto di rilanciare questo premio in ambito turistico in un momento di grande dinamismo e cambiamento per il settore in Lombardia. Il nostro obiettivo è quello di rendere sempre più competitivo il sistema turistico regionale e migliorarne posizionamento e attrattività. Il contest premierà quindi il coraggio di chi vuole innovare attraverso l'economia digitale, le cui grandi potenzialità risultano ancora inesplorate”.

Anche quest’anno il format scelto per il premio, il cui bando si è aperto ufficialmente lunedì 11 luglio e che darà la possibilità di inviare la propria candidatura fino al 7 ottobre 2016, punta ad accendere i riflettori non tanto sulla svolta tecnologica in sé, quanto piuttosto sulle storie e i personaggi protagonisti dei progetti.
5 le categorie del premio cui corrisponderanno 5 vincitori finali: “Destinazione Smart”, “Comunicazione”, “Mobilità”, “Made in Lombardia” e “Ospitalità”; a ciascun vincitore quest’anno spetterà un riconoscimento in denaro pari a € 10.000.

Previste inoltre due categorie speciali cui corrisponderanno 2 vincitori “Anno del Turismo” e “Loyalty Marketing”; a ciascun vincitore spetterà un coinvolgimento nelle attività di Regione Lombardia ed Explora in occasione dell’Anno del Turismo e, in particolare, dell’evento di chiusura. “Il turismo è cambiato e oggi deve sapere coinvolgere i visitatori – siano essi italiani o stranieri – con le attività di “engagement”. Con questa iniziativa innovativa e condivisa che vede ancora una volta Camere di Commercio e Regione Lombardia collaborare con Explora stiamo portando il coinvolgimento a un livello ancora più importante per il successo futuro del comparto: quello degli operatori di settore”- afferma il Presidente di Unioncamere Lombardia Giandomenico Auricchio.

Al termine della raccolta delle candidature, la commissione decreterà i migliori progetti, 3  per ciascuna delle categorie, che verranno svelati al pubblico, attraverso video e immagini, tramite il sito www.ilcoraggiodinnovare.it A quel punto, allora, spetterà proprio agli internauti votare il progetto di innovazione digitale in ambito turistico che più li ha appassionati, dando la possibilità al più votato di ottenere un bonus sul punteggio finale. I vincitori saranno dunque coloro che meglio avranno saputo raccontare la propria storia all’insegna dell’innovazione svelando l’importanza delle nuove risorse offerte oggi dal digitale. L’iniziativa si concluderà con uno speciale evento di premiazione giovedì 1 dicembre 2016 presso l’Auditorium Giovanni Testori di Milano.

mercoledì 22 giugno 2016

Tribook, la tribù dei lettori: tra tradizione e innovazione tecnologica. La storia di Michela.

Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.  Cosi disse Gustave Flaubert

Michela sembra aver fatto sue queste parole. Per lei la lettura è pane di vita, la sua passione si è trasformata in un lavoro.

Una formazione umanistica fin dalla scuola superiore: liceo classico, poi laurea in lettere, master in editoria. Dopo la laurea Michela ha avuto esperienze di lavoro molto varie (traduzione, comunicazione, organizzazione di eventi) ed è stata all’estero per due anni. Tornata in Italia ha deciso di specializzarsi nell’editoria, facendo esperienza soprattutto nell’ambito delle tecnologie digitali applicate al settore. In questo contesto nasce il suo progetto: Tribook – la tribù dei lettori.
“L’idea nasce due anni fa dal bisogno che sentivo io come lettrice: poter trovare facilmente il libro che mi interessava acquistare senza ricorrere alle grandi librerie onlineDa questa intuizione iniziale, grazie al sodalizio con il mio socio sviluppatore Brian Suarez, è nata una piattaforma che mette in rete le librerie indipendenti, consentendo ai lettori di trovare e acquistare online i libri dai librai della loro città e di creare intorno alle librerie una community di lettori fedeli” mi racconta Michela.

Michela con Tribook ha già partecipato ad alcuni bandi e in particolare è tra i finalisti del bando iC- Innovazione Culturale di Fondazione Cariplocon la possibilità di accedere a un percorso di incubazione finanziato dalla Fondazione.

Una prima versione beta è andata online un anno fa, molto incentrata sul servizio di geolocalizzazione dei libri, vendita online e consegna con bike delivery. Questa fase ha permesso a Michela di individuare la direzione in cui il progetto poteva muoversi per crescere. “Ed è così che ad aprile di quest’anno abbiamo lanciato il nuovo sito che dà maggiore rilievo ai librai e alle loro storie, consentendo loro di consigliare alcuni titoli del loro assortimento con una breve recensione. L’obiettivo è creare proprio una community intorno alle librerie indipendenti, dando valore al ruolo culturale e sociale del libraio di quartiere”, continua. 

Il target di Tribook è costituito principalmente dai cosiddetti “lettori forti”, coloro che leggono almeno dieci libri l’anno, perché si sono dimostrati più sensibili alla tematica dell’acquisto responsabile: molti lettori, per assenza di tempo o di comode alternative vicino casa, avevano prima l’abitudine di acquistare libri nelle librerie di catena o nei grandi store online ma erano consapevoli del danno che ne deriva alle piccole librerie, che rappresentano importanti presidi culturali sul territorio. 
Tribook risponde a questo disagio offrendo tutta la comodità dell’e-commerce arricchita di un’esperienza di acquisto umana, responsabile e sostenibile.

Tribook ora è già a Milano e Michela conta di portare presto il modello in altre città. Il team è cresciuto e ci sono importanti obiettivi di sviluppo per i prossimi mesi.
Chiedo a Michela cosa significhi per lei aver fatto questo importante passo. “Quello che faccio mi appassiona molto, è un lavoro che mi sono cucita su misura e non tornerei mai indietro, anche se questa scelta comporta l’accettazione dell’instabilità e del sacrificio. 
Quello che amo è potermi mettere continuamente in gioco, dover imparare una cosa nuova ogni giorno per creare qualcosa che prima non esisteva e in cui altra gente, oltre me, continua a credere.
Poter sperare poi che la nostra azione generi un impatto sul sistema sociale e culturale, sostenendo i negozi di quartiere e promuovendo il pluralismo culturale: penso che sia il massimo".

Quindi, Michela, che consigli ti senti di dare ad altre donne intraprendenti? “A chi vuole seguire una strada imprenditoriale, che sia donna o uomo, consiglio di studiare il mercato e i suoi bisogni, di costruire presto un team eterogeneo e di mettersi in gioco partecipando a bandi e concorsi: ogni feedback relativo al progetto è utile per migliorare l’idea e farla crescere”.

martedì 17 maggio 2016

Semplice, come bussare. Justknock e la storia di Marianna

Basta con le valanghe di curricula cartacei e digitali, che riportano una lista più o meno lunga di esperienze fatte. Per trovare lavoro la vera rivoluzione consiste nel dare voce alle proprie idee. Su questa intuizione si basa Justknock, il progetto di Marianna.

Milanese, 26 anni, con un background creativo, Marianna studia pubblicità allo IED per poi concludere gli studi con un Master in Marketing al Politecnico di Milano.

Ho sempre cercato di vivere le mie passioni, le cose che nella vita mi hanno più guidata: arte, creatività e amore verso l’essere umano” si racconta così Marianna a Start up in rosa. “L’imponenza della montagna mi ha regalato l’entusiasmo per lo sci d’alpinismo ed è il luogo dove faccio ritorno quando ho bisogno di ridimensionare la mia realtà, la cucina invece rimane il mio piccolo laboratorio dove posso tornare a giocare”.

Lo spunto di Justknock nasce al termine degli studi, proprio quando, come spesso accade, ci si trova a cercare lavoro dopo tanti esami universitari, tante fatiche e innumerevoli progetti realizzati in classe per le aziende. Cercare lavoro spesso significa dover emergere tra i mille CV che si depositano sulle scrivanie dei manager. Ma perchè il criterio di scelta è solo il curriculum? E se invece fossero proprio le nostre idee a farci trovare un lavoro? Da questa intuizione Marianna si rende conto che le idee e i progetti possono veramente essere il miglior modo di far emergere le proprie unicità e per l’azienda di capire le reali competenze del candidato.

Il sito Justknock è ufficialmente online da settembre 2015 e sta già raccogliendo ottimi feedback da grandi aziende che li utilizza per scovare talenti. E’ molto semplice: dopo la registrazione sul sito di justknock.it, gli utenti possono prendere in visione le linee guida messe a disposizione dalle aziende e trarre ispirazione per creare progetti di qualsiasi natura (ad esempio design, marketing, comunicazione), per poi proporli in modo completamente tutelato. Il candidato ha così la possibilità di farsi valutare in un modo più meritocratico; le società potranno vedere il progetto, senza però visionare i dati sull’autore, solo dopo una prima valutazione basata sulla qualità del contenuto sarà possibile scoprire di più sull’ideatore. I muri non sono più un limite, JustKnock offre a giovani menti brillanti una porta di accesso per la loro carriera.

Justknock ha ricevuto da subito ottimi riconoscimenti che hanno permesso a Marianna di avviare il business, tra cui la vincita di un Bando di Regione Lombardia. Sono seguite campagne di crowdfounding e i primi piccoli investitori esterni. L’idea piace, tanto che il progetto ha ricevuto un premio all’HR INNOVATION FORUM come impresa più innovativa per la semplicità del modello proposto.

“Sono estremamente soddisfatta e fiera del lavoro che il mio team ed io abbiamo realizzato fino ad ora” mi racconta Marianna.  “Insieme abbiamo affrontato numerosi momenti difficili e combattendo ognuno contro i propri personali limiti o debolezze, fino a trasformare il tutto in una bellissima realtà”.

Come vedi la tua vita ora? “La strada da percorrere è ancora lunga e in salita, ma guardandomi indietro faccio ancora fatica a credere di essere arrivata fino a qua. Cerco di ricordami ogni giorno il punto di partenza per potermi assaporare ogni sfumatura delle piccole o grandi conquiste quotidiane; certo la mia vita è cambiata molto, lavoro quasi tutti i giorni e spesso fino a tarda sera, le vacanze sono sempre più ridotte e rare. Come tutte le scelte nella vita ci sono soddisfazioni e sacrifici, pero sì, lo rifarei altre mille volte!"

Chiedo a Marianna che consigli si sente di dare ad altre donne che come lei decidono di buttarsi nel mondo dell’imprenditoria. “Prima di decidere di trasformare un’intuizione in un’impresa è importante studiare il mercato, analizzare ciò che già esiste e in seguito domandarsi ‘sono disposta ad affrontare ogni ostacolo che mi si porrà davanti con grinta e tenacia?’ Se la risposta è sì, l’unico consiglio che mi sento di dare è di tenere viva la scintilla che ha fatto decidere di iniziare questa avventura, anche e soprattutto nei momenti più difficili. Bisogna ricordarsi che nessuno crederà in noi se non siamo noi stessi a crederci”.

Start up in rosa ringrazia Marianna per aver raccontato la sua storia e la sua originale idea!

mercoledì 4 maggio 2016

La storia di Eva, la libraia itinerante

Eva, 40 anni, è una donna piena di interessi, di spirito di iniziativa e di capacità organizzativa. Proprio sulle sue abilità ha costruito la sua attività professionale autonoma, dopo tanti anni di lavoro dipendente.

Specializzata in Customer Service, Eva ha iniziato a lavorare in una grande multinazionale nel ‘96 come responsabile del customer care. Originaria di Udine, è arrivata a Milano nel 2005. Nel 2010 arriva il suo primo figlio e l’anno successivo la seconda bambina.

Il rientro dalla maternità è molto duro per Eva; l’ambiente di lavoro non è lo stesso di prima. Gli orari, le corse, il clima poco conciliante, la portano a sentirsi poco adeguata come mamma e come dipendente. Questa sensazione si trasforma in desiderio di rendersi autonoma coltivando una sua passione di sempre, quella per il web.

Nel 2012 Eva lascia il suo posto di lavoro e nasce in lei la voglia di mettersi in proprio. Frequenta un corso di aggiornamento in web design imparando a utilizzare nuovi programmi. Rifà la grafica al sito del marito e di alcuni amici. Nel frattempo Eva coltiva un altro grande sogno nel cassetto.. Vorrebbe aprire una libreria.

Un giorno, a un evento, entra in contatto con una ragazza che le mostra la possibilità di diventare Usborne organizer (Usborne è una casa editrice molto conosciuta nell’ambito dell’editoria per bambini in inglese).

“Si è presentata per me un’occasione fantastica. Io che ho sempre amato l’editoria per bambini e che volevo aprire una libreria tutta mia, posso avere oggi un’attività imprenditoriale autonoma, organizzando eventi per conto mio a nome della casa editrice.  Mi piace definirmi una libraria itinerante” Mi racconta sorridendo.

In cosa consiste esattamente? In pratica Eva può fare ordini di libri per bambini, organizzare banchetti a casa (i book party) o in occasione di eventi, book fair, presso le scuole o altre associazioni e promuovere la sua attività come e quando vuole. 

Ora lavoro in proprio, sono libera di organizzarmi e di crearmi un circuito di clienti e di occasioni di vendita. Il mio guadagno è ovviamente proporzionale al tempo che dedico all’attività e alle opportunità di incontro che creo”. Commenta.
Le chiedo se consiglierebbe ad altre donne questa attività e se è contenta del salto che ha fatto. ““Certo, lo consiglierei alle mamme, alle donne che vogliono arrotondare divertendosi, alle insegnanti di inglese come attività extra, a chiunque ami la letteratura inglese per bambini, per avere una propria indipendenza economica e delle soddisfazioni inimmaginabili. 

I risultati e il guadagno dipendono esclusivamente da te. Sono molto soddisfatta, mi sento libera e non ho costi fissi. Direi che ho trovato un’ottima via di mezzo, volendo mantenere la mia autonomia”. Conclude.

Il sogno di Eva si è realizzato. Il suo esempio può essere di ispirazione ad altre donne che sentono l’urgenza di fare quello che vogliono, guadagnando da un’attività imprenditoriale libera.

Se vuoi metterti in contatto con Eva, e sapere come diventare anche tu una Usborne Organizer scrivile a eva.usborne@gmail.com (347 4483915).

mercoledì 6 aprile 2016

Elena, Barbara e i loro progetti per crescere. GrowHub!

Oggi è il turno di due donne, Elena e Barbara, amiche e libere professioniste che condividono la stessa passione per il mondo del marketing. Insieme hanno dato vita a una società per promuovere o migliorare il business e l’immagine aziendale di piccole e medie imprese.

Comincio presentando Elena, laureata in Economia presso l’Università Bocconi; inizia la sua carriera in grandi multinazionali, dove si è occupata di tutte le diverse aree del marketing seguendo lo sviluppo di prodotti e marchi internazionali, con progettazione e sviluppo di campagne adv.

Nel 2011 nasce il suo progetto, “sono al mondo – l’atelier dei biglietti per i bimbi (nascita, battesimo, compleanno) - che unisce la sua passione per il marketing a quella per la grafica. Nel 2015 inizia la sua avventura con l’amica Barbara fondando “GrowHub”.

Barbara, dal canto suo, ha conseguito un Master in Marketing e Comunicazione presso l’Accademia di Comunicazione. Dopo una lunga esperienza lavorativa nel campo degli eventi e delle PR in una società multinazionale, ha proseguito il suo percorso in agenzia come responsabile dello sviluppo e della gestione dei progetti di comunicazione.
Dal 2010, dopo la difficile decisione di dimettersi, svolge la sua attività in questo settore come libera professionista. Un giorno, parlando con Elena e condividendo spunti, aspirazioni e desideri, nasce proprio l’idea di GruwHub che loro stesse amano definire come un ‘incubatore di sogni’.

“In questo progetto le nostre professionalità si fondono per creare un vero e proprio network di marketing e comunicazione a supporto delle idee imprenditoriali” – commenta Elena – “Barbara e io ci siamo trovate a condividere un progetto comune. Abbiamo voluto reinventarci. Le nostre competenze professionali ci completano; insieme collaboriamo bene".

Elena ha tre figli e Barbara uno: questo lavoro che si sono costruite dopo anni di esperienza le porta a conciliare meglio gli impegni familiari“La maternità e il nostro essere diventate mamme ha profondamente influito sulle nostre scelte di vita. Abbiamo deciso di lasciare i nostri rispettivi lavori, non senza dubbi, preoccupazioni e sacrifici, per dedicarci di più alla crescita dei figli.  Siamo sempre di corsa di qua e di la, non ci fermiamo mai, ma se non altro possiamo organizzare e gestire autonomamente il nostro tempo e la nostra attività professionale”.

Proprio in questi giorni Barbara ed Elena hanno dato il via ad un ciclo di incontri chiamato “Happy Start Up” con l’obiettivo di dare un pratico supporto a tutti coloro che desiderano avviare una propria attività o avanzare nella propria professione.
Da un aperitivo può nascere un'opportunità di networking, sicuramente importante per chi si affaccia per la prima volta al difficile mondo dell'imprenditoria.

venerdì 4 marzo 2016

Start up in rosa a teatro: a cena con Barbara

Vulcanica, eclettica e intraprendente: sono 3 aggettivi che descrivono Barbara Foria, una vera e propria startupper della risata al femminile!

Ho avuto il piacere di apprezzarla dal vivo in Volevo una cena romantica… e l’ho pagata io!, in scena al Teatro Leonardo di Milano fino all’8 marzo 2016. Uno spettacolo brillante dove rompe gli schemi classici della brava ragazza e racconta con energia e autoironia il mondo femminile a tutto tondo.


“Un tempo le donne avevano il problema delle doppie punte, ora quello della doppia spunta di Whatsapp!”: è una delle tante battute che Barbara, la “woman in red” rivelazione femminile di Colorado, il programma comico di Italia 1, pronuncia nel suo monologo con cui conquista il pubblico coinvolgendolo con le sue improvvisazioni.
Una divertentissima arringa per analizzare il rapporto uomo‐donna, dal primo giorno di idillio amoroso, all'incontro con l’avvocato divorzista. 

E a proposito di avvocati c’è da dire che Barbara se ne intende di arringhe, essendosi laureata in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli.
La sua storia ricorda quelle di molte protagoniste di Start up in rosa: una laurea conquistata con impegno, ma anche il desiderio di assecondare la propria passione
Barbara capisce presto che la sua vera vocazione non è il tribunale, ma il palcoscenico. E così decide presto di dedicare la sua carriera all’ars comica.

Vincitrice nel 2003 del Festival del “Cabaret in rosa” di Torino, si è fatta apprezzare dal pubblico televisivo per le sue partecipazioni in diversi programmi Rai, ma anche su Cielo e Italia 1. Ospite ricorrente di Ottovolante-Live, show comico di Radio Due, Barbara è anche regina degli storici teatri Italiani dedicati alla risata.

Oggi Barbara, reduce dal grande successo di Colorado e da quest’anno voce femminile di RTL 102.5 è sicuramente un’artista a 360 gradi. E’ un’attrice versatile con grande comunicativa, autrice e presentatrice brillante. 

E anche se al posto della toga di avvocato indossa un abito rosso, i suoi monologhi continuano a mietere successo tra il pubblico televisivo e teatrale mettendo d’accordo tutti: donne e uomini. 

mercoledì 2 marzo 2016

Le cicogne spiccano il volo: la storia imprenditoriale di Monica

Se pensate che le cicogne abbiano semplicemente il compito di portare i bambini, vi sbagliate. Oggi si sono evolute per aiutare i genitori a 360°. Le cicogne, infatti, è il nome del servizio di baby taxy e baby-sitting  lanciato da Monica e che nel giro di poco tempo ha riscosso enorme successo, sia a Roma che a Milano.

27 anni di cui ben 16 da babysitter, Monica ha studiato economia sanitaria all’università; nel corso degli studi, mentre accudisce bambini e ragazzi (come lavoro extra), si rende conto che c’è sempre maggiore richiesta da parte dei genitori di supporto per portare i figli di qua e di là alle varie attività di doposcuola in giro per la città. Siamo nel 2011; Monica, quasi senza accorgersene, inizia ad accettare richieste di diverse famiglie, ad accompagnare sempre più bambini, il suo numero di telefono gira tra le mamme e poi tra amiche di amiche. Decide così di aprire un gruppo su Facebook.

Nel giro di pochissimo tempo il passaparola aumenta finché Monica capisce che questo per lei potrebbe essere un vero e proprio lavoro. Nasce così il servizio Le Cicogne’. In cosa consiste? Semplice, basta scaricare l’app o collegarsi sul sito, fare una ricerca in base alle esigenze di servizio di baby-sitting. In quell’istante arriva una notifica alle babysitter iscritte. Se una di loro è interessata si candida e può entrare da subito in contatto con i genitori.

Un giorno Monica legge su un quotidiano nazionale un articolo dedicato a una mamma americana che ha avviato un’attività simile negli States con grande successo. Monica intuisce che la sua idea può prendere piede anche nel nostro Paese. Ecco quindi che scrive allo stesso quotidiano raccontandosi e dopo pochi giorni esce un articolo dedicato a lei. Da lì in poi altre uscite sulla stampa e così il nome inizia a girare e si avvicinano nuovi genitori e babysitter.

Per Monica è giunto il momento di buttarsi e di investire nella sua idea. Partecipa al corso “Innovaction Lab” a Roma per imparare a gestire una start up e poco dopo una persona entra in società con lei e fonda una S.r.l. Inizia l'avventura! Dopo aver fatto domanda a un acceleratore di impresa – “Luiss and Lab” – e aver ricevuto un premio consistente, iniziano ad assumere persone e creare un sito dedicato.  Nell’agosto del 2014 ricevono un altro importante sussidio da “Siamosoci”.

Facendo un bilancio dopo qualche anno di attività, chiedo a Monica cosa ne pensa dell’impresa che ha avviato. “Sicuramente rifarei tutto anche se devo ammettere che è molto impegnativo e richiede tutte le energie e le risorse disponibili. Quando si mette in piedi una start up si ha a che fare con alti e bassi continui, non si può staccare mai” mi confessa. “E’ proprio come un figlio che ha bisogno sempre di te: si ammala, soprattutto all’inizio, ha le difese immunitarie basse, ha bisogno di tutto. Ecco, per me l’azienda è tale e quale. Sarò più tranquilla quando la mia azienda potrà camminare da sola, sulle sue gambe. Quando sarà autosufficiente. Esattamente come i genitori che investono sul futuro dei propri figli. Si sbaglia tante volte e si impara a far fatica ogni giorno".

Le chiedo ancora se ha qualche consiglio per le giovani donne startupper o imprenditrici. “Non ci sono schemi, non ci sono processi predefiniti. Devi avere una buona dose di inventiva e creatività. Ho sperimentato sulla mia pelle che la fatica e i problemi ci saranno sempre; non si può pensare di far fatica all’inizio e poi di accomodarsi. La bravura sta nel risolvere i problemi presto e bene. Poi è fondamentale avere un business plan aggiornato e muoversi per tempo a chiedere sussidi economici, prima di andare in rosso. Bisogna pensare in grande e avere coraggio! L’azienda si costruisce ogni giorno!

Grazie Monica per le belle parole di incoraggiamento, per il tuo esempio, per la tua storia.